La stagione 1992 del Supercross è stata un´altra grande annata, con tanti piloti di talento e battaglie mozzafiato.

Le bagarre all´ultimo contatto tra Bradshaw e Matiasevich, le complicanze a gestire un Team Honda con “2 galli nel pollaio” come Bayle e Stanton, le sorprese sempre in agguato di piloti come Mike Larocco, Larry Ward, Mike Kiedrowsky e Guy Cooper, l´ultimo anno di Jeff Ward da professionista e la presenza di wild card come Stefan Everts, Trampas Parker e Micky Dymond (ad inizio stagione) rendono la stagione del ‘92 uno degli anni davvero più spettacolari di sempre. Non dimentichiamoci anche le prime uscite di Jeremy McGrath nella classe maggiore, con una Honda Peak #17.

Il numero 1 è sulla tabella della Honda di Jean Michael Bayle, al suo ultimo anno di attività prima di passare alla velocità nel 1993. Non è un segreto che JMB ormai non si alleni più regolarmente con la moto da cross, ma solo con le moto da “asfalto”. Il suo vuole essere uno sberleffo contro l´intero American System, il fatto di sfoggiare il #1 nel Campionato più seguito dagli americani, come unico straniero, una piccola vendetta per non essere mai stato accettato pienamente dal pubblico e dagli avversari oltre oceano. Jeff Stanton e Damon Bradshaw saranno gli avversari più agguerriti dell´intero Campionato, con Bayle saranno questi i 3 protagonisti fino all´ultima incertissima gara al Los Angeles Coliseum, alternandosi più volte al vertice della classifica, sempre cortissima per tutto l´arco della stagione.

Damon Bradshaw è il vero primattore del Campionato, con nove vittorie, e dopo le cose fantastiche viste nel 1990 e 1991, tutti (lui compreso) si aspettavano finalmente la sua consacrazione. Bayle, correndo quasi in maniera disinteressata, crederà in una doppietta solo verso il finale del Campionato, quando in testa alla classifica butterà via tutto nella penultima prova con un contatto “invisibile” con il compagno di squadra Stanton. Un´evoluzione disastrosa creata forse più per fare polemica che per reale incisività di gara.
Stanton sarà il mastino del Campionato, sulla carta inferiore ai primi 2, ma in pista il pilota più volitivo, grintoso e massiccio.
Sempre tra i primi è quello che crederà fino alla fine di potercela fare, e così sarà, nonostante 6 punti di svantaggio da Bradshaw prima dell´ultima gara di Los Angeles, svolta tardivamente a Luglio e di giorno, per le tensioni ancora presenti del pestaggio di Rodney King che tanto parlare fecero 20 anni fa.
A Bradshaw sarebbe bastato un 3° posto in caso di vittoria di Stanton, e quello che sulla carta si dimostrava un´obbiettivo semplice per “The beast from the east”, si trasformerà invece nel peggior incubo, con la perdita del Campionato.
Un Damon Bradshaw deconcentrato e sottopressione che verrà schiacciato dalla tensione, nonostante il gioco di squadra di Emig e “l´aiuto” di Bayle, che si trovò a passeggiare dietro a Bradshaw evitando fino all´ultimo il sorpasso, preferendo l´eventualità della vittoria di Bradshaw piuttosto che quella del suo acerrimo compagno di team Stanton.

Bradshaw perderà in quell´occasione molto più del titolo, non sarà più in grado di riprendersi moralmente e abbandonerà alla fine del 1993, stressato e demotivato. Proverà un rientro 2 anni dopo, ma non sarà mai più il “The beast from the east” che il pubblico imparò a conoscere nel 1989. Stanton si laureerà Campione Supercross per la terza e ultima volta, si ritirerà nel 1994. Bayle abbandonerà definitivamente nel 1992.

La mia prima intenzione era quella di proporvi la gara al Coliseum di Los Angeles, l´ultima prova, ma se devo scegliere la gara più bella di quell´anno, allora non vi sono dubbi: Tampa.
Abbiate modo di apprezzare le battaglie infinite, i contatti aggressivi ma che dovuti alle velocità decisamente più ridimensionate rispetto alle moto moderne, permettono forse una vivacità maggiore della gara, facendo risaltare gli stili diversi dei piloti, che forse oggi sono meno distinguibili l´uno dall´altro. Qui abbiamo la gara per eccellenza dello “stile” Bayle. Il diverso modo di intendere le traiettorie, senza perdere terreno. Lo stile tanto fluido e poco aggressivo che sembra far apparire il pilota svogliato e poco incisivo. La leggiadria nel dipanarsi da piccoli errori, pura classe allo stato eccelso! L´intelligenza nella chiave di lettura della gara, aspettando che gli avversari si fiacchino o si eliminino a vicenda, prima guardandoli a distanza, dando l´impressione di non essere in gara, per poi infilarli inesorabilmente e senza preavviso.
Qui, se mi permettete, abbiamo un mix che messo in chiave moderna potrebbe essere un misto tra Cairoli ed Everts. L´intelligenza nel leggere gara ed avversari e la leggiadria nella guida.
Questa gara ce l´ho stampata nella memoria dal Maggio 1992, quando il Supercross lo facevano vedere su TELE+2 (anticamera di SKY) e si mi posso permettere, è una delle gare più belle della storia (parere personale e totalmente opinabile), dove astuzia strategica e tecnica di guida raggiungono la perfezione.

Jean Michael Bayle, non a caso, è ritenuto uno dei piloti del mito di questo sport, e questa gara ha contribuito ulteriormente ad elevarne il valore!
Il Main Event è al minuto 33. Buona Visione!

 

 

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